Una delle grandi domande che passano nella testa di chi vuole comprare casa è sicuramente: nel 2020 è meglio fare un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile? Cerchiamo innanzitutto di fare chiarezza sulle caratteristiche di entrambe le soluzioni.
Mutuo a tasso fisso.
Nel mutuo a tasso fisso, il tasso di interesse offerto alla sottoscrizione del mutuo è lo stesso per tutta la durata del mutuo, qualunque essa sia. Pertanto si ha la certezza che la rata non subirà variazioni fino alla fine del mutuo. Questo chiaramente fornisce maggiore sicurezza del punto di vista psicologico e la possibilità di fare ragionamenti personali di tipo economico anche nel lungo termine. Inoltre i tassi di interesse oggi sono ai minimi storici.
Mutuo a tasso variabile.
Nel mutuo a tasso variabile non si hanno le certezze di cui sopra, ma si ha una probabilità molto elevata che alla fine l’intera operazione venga a costare meno. Il tasso d’interesse infatti in partenza è più basso, ma può aumentare (oppure anche diminuire) in futuro, sino a superare un ‘equivalente’ tasso fisso. Tuttavia con quanto risparmiato in precedenza, può convenire ugualmente, specie se si considera che ci sono numerose varianti come il variabile a rata fissa o quello con tetto massimo.
Fisso o variabile?
Fermo restando che la scelta non è definitiva, in quanto un mutuo, dopo un certo periodo e al verificarsi di certe condizioni, può essere rinegoziato (e anche più di una volta), la risposta a questa domanda dipende da tanti fattori, che possono far pendere la bilancia dall’una o dall’altra parte:
- La durata. Se il mutuo è di durata superiore ai 15 anni è da preferire sicuramente il tasso fisso, per il semplice motivo che attualmente parte già da un valore molto basso. Ma nel caso di un muto di durata inferiore il tasso variabile potrebbe essere una valida alternativa. Anche nell’eventualità di un futuro aumento del tasso di interessi, quest’ultimo si ripercuoterebbe su una quota capitale minima, dato che la quota d’interessi sarà già stata in parte restituita durante i primi anni del mutuo;
- L’andamento dell’economia. Sì, perché i tassi sono decisi dalla Banca Centrale Europea che ha il compito di regolare il flusso di denaro in circolazione nella zona euro e lo fa aumentando o abbassando il tasso di interesse a seconda di importanti obiettivi economici, quali crescita economica, inflazione e stabilità finanziaria. Pertanto è anche molto importante come viene vista l’Italia agli occhi dell’Europa, dato che sostanzialmente viene espresso col famoso SPREAD, che in questi mesi è in ribasso. In periodi invece in cui lo spread è alto, la spesa per un muto a tasso fisso diventa complessivamente sempre più alta e fa spostare la scelta sul variabile anche per la lunga durata;
- Il reddito. Se l’importo della rata non supera il 30% de reddito, ecco che anche in questo caso si preferisce un tasso variabile, in modo tale da avere maggiore disponibilità economica nel breve termine, ma soprattutto si hanno le spalle coperte se la rata si dovesse alzare sensibilmente e il rischio di non adottare un fisso si può correre.;
- Le prospettive future. Non bisogna dimenticare un’altra delle importanti caratteristiche di un mutuo e cioè che può essere interamente estinto in qualsiasi momento. Quindi se si prevede di incassare grosse somme nel breve-medio termine o anche solo di avere un maggiore capacità finanziaria nei prossimi periodi, non è più necessario avere quella tutela a lungo termine che è caratteristica principale del tasso fisso.