Bonus ristrutturazioni – aspetti generali


Alessandro Mannarino - 11 Gennaio 2020 - 0 comments

Come è noto lo Stato concede dei bonus fiscali per la ristrutturazione degli immobili, seguendo la logica di provare a recuperare quello che c’è, prima di andare a costruire del nuovo e lasciar deperire il vecchio. Ma come funzionano questi bonus fiscali e quando se ne ha diritto? A quanto ammontano?

Che cos’è un bonus fiscale?

Innanzitutto non è un credito, ma un’agevolazione, cioè viene detratto automaticamente dall’Irpef versata. Per questo è anche possibile che il bonus sia maggiore delle tasse versate dal singolo, che vengono calcolate in percentuale dal reddito. L’eventuale differenza non può essere recuperata, ma il bonus può essere ripartito fra i proprietari dell’immobile, che hanno partecipato alla ristrutturazione, e anche col coniuge in comunione dei beni.

Possono usufruire dell’agevolazione tutti coloro che sono assoggettati all’Irpef (quindi anche chi ha la partita IVA non in regime forfetario) e che godono di diritti reali sull’immobile, che comprendono dunque non solo la proprietà, ma anche diritti come la nuda proprietà, l’usufrutto, il diritto di abitazione in quanto membro della famiglia, e anche soggetti come l’inquilino, il socio di una cooperativa e persino l’acquirente, qualora sia già stato registrato un compromesso.

Per che cosa si può usufruire di bonus fiscali.

Principalmente si può usufruire di bonus fiscali per tre tipi di interventi (che a loro volta andrebbero trattati più approfonditamente), che devono necessariamente riguardare immobili a destinazione residenziale o le loro pertinenze o parti comuni di immobili in condominio:

  1. per opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro o ristrutturazione vera e propria, come la riparazione o sostituzione di finiture o infissi, la riparazione di impianti, la tinteggiatura, il rifacimento di intonaci, l’impermeabilizzazione, l’installazione o sostituzione di scale o ascensori, l’adeguamento delle altezze dei solai, l’apertura di porte o finestre, la realizzazione o adeguamento dei servizi igenici, la modifica della facciata o la demolizione con fedele ricostruzione (tra l’altro il bonus vale anche per le spese di progettazione, oneri professionali, spese per i materiali e perizie). In questo caso si può detrarre il 50% fino a una spesa di 96.000 € (cioè 48.000 €), per ogni immobile posseduto;
  2. per l’acquisto di mobili o di grandi elettrodomestici (forni, microonde, frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, stufe elettriche, ventilatori, condizionatori) di classe non inferiore alla A+, estendendo il bonus anche a spese di trasporto e montaggio, purché siano destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. Qui si può detrarre il 50% fino a una spesa massima di 10.000 € (cioè 5.000 €);
  3. per interventi finalizzati al risparmio energetico di un immobile, anche non oggetto di ristrutturazione, il cosiddetto “ecobonus”. Qui si ricade in molte possibilità di bonus di diverse entità e con diversi massimali, per interventi come la realizzazione del cappotto, l’installazione di pannelli solari, di strutture a condensazione, di nuovi infissi, di pompe di calore, della domotica o di una nuova caldaia.

Conclusioni

Tutto ciò considerato, può finalmente risultare conveniente ristrutturare la vecchia casa di famiglia, oppure acquistarne una abbandonata, piuttosto che farne una nuova. È evidente come questo dipenda da tanti fattori, ma sicuramente si nota un miglioramento rispetto a qualche anno fa ,dove le ristrutturazioni importanti erano prevalentemente considerate un’ipotesi da scartare.

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